20-27 aprile 2024
Cilento
Domenica 21 Aprile
Monte Licosa – Punta Licosa – Castellabate.
Oggi si effettua il primo giorno di escursione alla scoperta dei sentieri del Cilento. Il programma della giornata prevede la salita al Monte Licosa (326 m s.l.m.) alla punta Licosa per concludersi con la visita al paese di Castellabate, considerato uno dei borghi più belli d’Italia.
Questo paese ha visto realizzare la propria prosperità turistica e la sua notorietà per merito delle scene del film “Benvenuti al Sud” che qui sono state girate.
Al mattino alle ore 8,30, dopo una lauta colazione, il gruppo al completo dei 49 partecipanti (Emanuela ci ha raggiunto solo questa mattina), sotto la direzione delle tre M alias: Mario, Mara e Mariateresa, le nostre guide naturalistiche, è pronto e scalpitante alla partenza. Il cielo è azzurro con le nuvole sparse che corrono, il mare è mosso, l’aria è frizzantina quando ci incamminiamo attraversando sul lungomare tutto il paese di Marina di Castellabate per poi procedere lungo la spiaggia.
I nostri piedi affondano nella sabbia facendoci pensare alla camminata nella neve ma questa volta senza “ciaspole” Durante il percorso ci siamo soffermati ad osservare un pescatore intento a riparare le proprie reti che pazientemente ci ha illustrato le difficoltà del suo mestiere e le diverse modalità di pesca, lamentandosi dei dispetti dei delfini che spesso lo seguono e che per impadronirsi dei suoi pesci gli rovinano le reti.
Raggiungiamo così il paese di San Marco di Castellabate che si prepara a festeggiare il suo santo patrono, infatti durante il percorso incontriamo prima una corsa podistica che ci rallenta ma fa sì che i corridori trovino tanto incoraggiamento da parte nostra per poi incontrare nelle vie e soprattutto di fronte alla chiesa tante luminarie in legno tipiche di questi luoghi. Superato il paese di San Marco inizia il percorso in salita, purtroppo per la maggior parte su strada asfaltata anche perché il tentativo di inoltrarci su un sentiero viene subito bloccato dopo pochi metri perché questo diventa impraticabile.
Fortunatamente camminiamo all’ombra e i nostri occhi godono della vista di piante di cipresso, eucalipto, pino, mirto, lentisco e nelle pause ascoltiamo le interessanti spiegazioni naturalistiche di Mario e Mariateresa. Finalmente lasciamo la strada asfaltata per inoltrarci su una sterrata, naturalmente sempre in salita, che ci conduce attraverso la macchia mediterranea sino alla torretta di Cima Licosa a 326 m s.l.m. dove possiamo goderci il nostro panino e rilassarci sotto un bel sole. Dopo la pausa il percorso procede in una ripida e ciottolosa discesa, che mette all’erta tutti i nostri sensi facendoci prestare ben attenzione a dove posiamo i nostri piedi.
Raggiungiamo così una seconda torre di avvistamento dove ci fermiamo e facciamo una bella foto di gruppo con in vista la bandiera del centenario della nostra sezione. Da questa posizione si intravede l’isoletta di Licosa con il suo faro, questa prende il nome dalla mitica sirena Leucosia che con il suo canto attirava i navigatori per farli naufragare sugli scogli, solo Ulisse si salvò con l’aiuto di Circe. Ancora un tratto in discesa e finalmente raggiungiamo punta Licosa con la sua isoletta.
Qui ci attende un bel venticello che rende spumeggiante il mare e che ci accompagnerà lungo un facile percorso, tra mare, ulivi, vigneti e che in circa mezz’ora che ci riporterà al paese di San Marco dove ci attende l’autobus. Ancora qualche chilometro, questa volta comodamente seduti, e raggiungiamo la cittadina di Castellabate considerata uno dei borghi più belli d’Italia e anche patrimonio dell’Unesco, Situata a circa 300 metri di altezza sul livello del mare è caratterizzata da strette vie acciottolate, edifici antichi e terrazze da cui si gode un magnifico panorama sia sul mare che sull’entroterra.
Una breve passeggiata ci conduce nella piccola piazzetta dove era stato allestito l’ufficio postale del film “Benvenuti al Sud” e sede ora di alcuni bar dove ci rilassiamo gustando ottimi gelati e bevande prima di ritornare all’hotel “Costa d’Oro” dove alloggiamo. Bella prima giornata trascorsa in Cilento.
Enrica Croletto
Lunedi 22 Aprile
Traversata Punta Carpinina, Monte Stella, San Mauro Cilento.
La giornata ha preso avvio con la prima colazione presso l’Hotel Costa d’Oro e alle 8.30 ci siamo ritrovati per trasferirci in pullman, in 40 minuti, da Santa Maria di Castellabate al bivio di Punta Carpinina di Perdifumo, punto di partenza della traversata.
L'escursione ha preso il via su un sentiero che saliva in maniera costante su un terreno coperto di vegetazione fino a raggiungere il monte Corvara a 895 m. slm. Dopo una breve pausa abbiamo proseguito verso Castelluccio, situato a 1025 metri di altezza e caratterizzato dai suggestivi ruderi del castello longobardo.
Lungo il percorso abbiamo avuto modo di ammirare fiori di ogni tipo tra cui orchidee e soprattutto tanti asfodeli. L’asfodelo, come ci ha raccontato la guida Maria Teresa, viene spesso associato al mondo degli inferi e all'Ade, il regno dei morti, dove gli spiriti dei defunti dimorano dopo la morte.
L'asfodelo è spesso menzionato nella letteratura classica come un simbolo di morte, lutto e ricordo dei defunti. Nei miti, si dice che i campi dell'Ade siano fioriti con l'asfodelo, creando un paesaggio desolato ma poetico, in cui le anime vagano tra le sue fitte siepi.
Proseguendo verso la cima del monte Stella abbiamo avuto l'opportunità di ammirare da vicino la pietra ru Mulacchio (1045 m. slm) . Questa ‘’Preta’’ aveva la funzione di calendario solare, proprio come i grandi megaliti presenti in Inghilterra nel sito neolitico di Stonehenge.
In Italia, oltre che nel Cilento, sono stati ritrovati megaliti anche in Basilicata, valle del Belice e Puglia, ma, mentre a Stonehenge si celebravano riti misteriosi legati al solstizio d’estate, in Italia si praticavano durante il solstizio d’inverno.
Il monumento sul Monte Stella risale all’inizio del II millennio a.C. ed è costituito da tre grandi massi conficcati verticalmente nel terreno. Presumibilmente, in origine i massi costituivano un unico blocco. Tra questi blocchi si sono formati due stretti passaggi ed il sole, battendo sulle pietre, vi proietta raggi di diverso spessore in base al periodo dell’anno: il raggio di sole risulta lungo quanto tutto l’arco della galleria nel giorno più corto dell’anno, il 21 dicembre, invece risulterà molto più corto a giugno, mese del solstizio d’estate. Il raggio di sole ovviamente tenderà a cambiare dimensione giorno dopo giorno nel corso dell’anno.
I solstizi d’inverno e d’estate d’altronde sono sempre stati oggetto di grande interesse in varie culture poiché si credeva nella relazione tra la maggiore potenza del sole e il rafforzamento della fertilità agricola, ma anche della fecondità umana.
Da sottolineare inoltre la posizione del megalite che può essere osservato da una distanza rilevante e ciò lascia pensare all’esistenza di una comunità presente nel territorio sottostante.
Il territorio del Cilento è stato infatti caratterizzato da culture di diverse popolazioni, insediatesi prima o al fianco delle colonie greche, si pensi alle popolazioni del Gaudo, l’appenninica oppure la villanoviana.
Oltre alla funzione di calendario solare, la Pietra era un luogo in cui venivano svolte pratiche popolari: le donne sterili e desiderose di un figlio, quando si recavano al santuario della Stella, si fermavano presso la pietra e la attraversavano passando per lo stretto passaggio.
Nell’oltrepassare la pietra era inevitabile strofinare il ventre sulla roccia e, dal momento che le credenze popolari ritenevano che la roccia fecondata dal sole aveva a sua volta il potere di fecondare, le donne pensavano che ciò le avrebbe portate a divenire presto madri.
Ma, in questo luogo appartato, negli stretti passaggi tra i massi, protetti da occhi indiscreti, venivano consumati anche amori illeciti, proibiti e fecondi anch’essi, ed è probabile che da qui nasca la denominazione di ‘’pietra del figlio illegittimo’’.
Proseguendo oltre la pietra siamo giunti in poco tempo alla vetta del Monte Stella, che con i suoi 1120 metri di quota permette di godere di un panorama mozzafiato sulla costa. Peccato che la vetta sia fortemente “antropizzata”: è infatti presente una importante base dell’aereonautica civile e dei ripetitori di segnale per le comunicazioni. Sulla vetta abbiamo consumato il pranzo e successivamente abbiamo affrontato la discesa verso San Mauro Cilento, a 560 metri di altitudine.
Qui, dopo una breve sosta in un bar, dove abbiamo potuto acquistare i fichi secchi prodotti dalla gestrice e assaggiare le buonissime arance che ci sono state offerte, siamo giunti al frantoio della Cooperativa Nuovo Cilento, il primo produttore in Italia di olio di oliva biologico. Mario, uno dei soci della cooperativa, ci ha illustrato nel dettaglio e con passione, il ciclo di produzione dell'olio, arricchendo la nostra conoscenza delle tradizioni locali legate all'agricoltura.
Il rientro in albergo è stato preceduto da un trasferimento in pullman, permettendoci di concludere la giornata con un’ottima cena, i successivi balli tradizionali e il meritato riposo.
Alessandro Galli
Martedì 23 Aprile
Paestum e le grotte dell’Angelo di Pertosa.
Giornata di trasferimento da Santa Maria di Castellabate a Marina di Camerota. Questa mattina ci siamo recati al museo di Paestum e al sito archeologico di Paestum dove la guida Daniela con la sua “parlantina veloce” ci ha fatto scoprire l’architettura, l’arte, i riti, la cultura della Grecia antica. Ci ha colpito l’alterità di questi edifici e della comunità che li realizzò, in particolare la tomba del tuffatore e i vasi bronzei di Heroon.
Per fortuna siamo entrati presto, prima dei vivaci bambini e ragazzi che si recavano al sito in gita scolastica. Un magnifico sole ci ha accompagnati nel nostro percorso al sito. Trasferimento con vista panoramica alle grotte di Pertosa Auletta situate nel massiccio dei monti Alburni, dopo un pic –nic umido nel piazzale antistante. L’ingresso alle grotte viene effettuato su barche a fondo piatto tirata lentamente dalle guide e a noi è parso di entrare nel’inferno Dantesco.
Ci ha colpito particolarmente quella che viene chiamato il “Bacio” fra una stalattite e una stalagmite che nel giro di qualche centinaio di anni si compirà. Ciò ci ha fatto riflettere su quanto sia breve la nostra vita di fronte a questi fenomeni naturali. Dopo la visita, l’autista Gerardo ci ha accompagnato al campeggio “Villaggio dell’Isola” a Marina di Camerota dove alloggeremo nei prossimi giorni.
Daniela Degiorgis e Elisabetta Grandi
Mercoledì 24 Aprile
Palinuro - Camerota Alta
Carichi di entusiasmo e di aspettative il nostro autista Gerardo ci ha accompagnati in prossimità del centro abitato di Palinuro. Il meteo era incerto ma anche oggi le preghiere notturne sono state esaudite.
Un breve tratto in discesa ci ha condotti sulla spiaggia e davanti a noi il mare agitato ci ha proposto un panorama a noi poco familiare: le onde che si infrangono sugli scogli, il vento che soffia incessante,la baia di Palinuro accompagnati dall’odore della salsedine. Grazie alle conoscenze di Franco, alias Johnny Rambo, abbiamo imparato la Storia delle saline.
durante un attraversamento sugli scogli un’onda improvvisa ha “annacquato” le gambe di Nanni che ha cercato, senza successo, di evitare l’inevitabile dimenandosi in un balletto molto simpatico. Finalmente ha raggiunto l’asciutto e ha tolto i pesciolini dalle scarpe.
Dopo aver attraversato un brevissimo tratto del centro abitato, in parte in fase di ristrutturazione, abbiamo raggiunto il fortino panoramico della grotta azzurra.
Lungo il tragitto, sulla nostra destra, spunta il faro di Capo Palinuro uno dei fari più alti d’Italia.
Tra la fitta vegetazione della macchia mediterranea le mucche podoliche dalla livrea argentea e le corna lunghe e ricurve in punta pascolavano indisturbate.
Durante le soste Mario, detto Mariuccio, ci illumina con le sue curiosità botaniche che raccontano un po’ anche le tradizioni di questi luoghi.
Oltrepassata la stazione meteorologica sulla dorsale del promontorio si intravede dall’alto Cala Fetente così chiamata per le esalazioni di zolfo provenienti probabilmente dal vulcano sottomarino distante qualche km.
Questo splendido panorama fa da cornice alla nostra pausa pranzo.
Inizia ora la discesa per ritornare sui nostri passi. Giunti al centro abitato e raccolta qualche informazione alla sede della pro loco raggiungiamo il bar per soddisfare le esigenze caffeinomani di Nina rigidamente prima delle ore 15, peccato però che questa sosta le sia costata la bellezza di euro 2.20 per un caffè (porca vacca).
Sul bus ci aspetta la conta dei passeggeri e il briefing della guida.
Ma la giornata non è ancora finita perché dopo aver banchettato ci siamo sbizzarriti in pista. Così un’altra bellissima giornata cilentana giunge al termine ed il domani ci riserva altri splendidi luoghi da scoprire.
Le guide - Mara e Mario
Giovedì 25 Aprile
Sentiero del Monastero Basiliano e “Oasi Castaneto”.
Alla partenza dal campeggio piove, ma giunti all’attacco del sentiero il cielo è quasi sereno. La nostra escursione inizia con una scalinata che, presto trasformatasi in sentiero, si inerpica con tornanti tra una ricca e verde vegetazione. Si cammina all’ombra di alti pini marittimi. Il sentiero è ripido, ma agevole.
Si giunge nei pressi di un’antica carbonaia circondata da pini di Aleppo. Franco, la nostra guida escursionistica, ci spiega che la loro piantumazione è avvenuta ad opera dei monaci Basiliani che ne estraevano la resina utile alla costruzione delle barche. In breve, su terreno pietroso, contornato da ciclamini fioriti, raggiungiamo i ruderi dell’antico Monastero Basiliano risalente all’anno 1000, ora azienda agricola in divenire. Breve sosta per godere dello splendido panorama sul promontorio di Capo Palinuro. Dall’ex monastero un ripidissimo tratturo sassoso e sconnesso che si snoda tra un’imponente fioritura di ginestra spinosa, ci porta al culmine della salita.
Da qui il panorama spazia sui paesi di Camerota, Lentiscosa e Licusati. Per ripida discesa si raggiunge il rifugio “Oasi Castaneto” fondato dal professore Salvatore Calicchio (prima guida escursionistica del Parco Naturale del Cilento). Lì ci accoglie la figlia del professore e si consuma il pasto a base di olive e ciambotta (specialità cilentane) offerto dalle nostre guide Mara, Mario e Franco. Foto di rito e ripartenza alla volta di Camerota. Pioviggina, il sentiero ripido e stretto ci porta alla strada asfaltata che conduce in paese. Breve visita al vasaio per dimostrazione ed acquisti. Salita al centro storico e rientro al bus sotto la pioggia.
La serata ci riserva ancora una piacevole sorpresa. A termine cena siamo allietati dall’improvviso ingresso in sala di un fantastico Pulcinella (Mimmo Vitale) che ci intrattiene esibendosi nelle più belle canzoni napoletane e non solo. Il gruppo ne rimane affascinato ed emozionato. Gli applausi scrosciano.
Daniela Guglielmone
Venerdì 26 Aprile
Cala Bianca, Cala degli Infreschi e le grotte marine.
Partiti come di consueto alle ore 9:00 con le nostre guide Mara, Mario e Franco abbiamo raggiunto il paese di Marina di Camerota. In contriamo Felix che ci traghetterà dalla baia degli Infreschi a Marina di Camerota e la signora Maria che ci offrirà uno squisito spuntino al ritorno.
Lungo la strada Franco ci mostra la grotta della Cala che ha ospitato l’uomo di Neanderthal e l’uomo sapiens sapiens. Testimoniano la loro presenza resti umani e ossa di animali, questi ultimi stipati in una grotta vicina.
Raggiungiamo poi un’altra grotta dove fu “conservata al riparo dall’umidità” per ben 25 anni, prima di essere trasferita al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, la barca il “Leone di Capriera” che attraversò l’Oceano Atlantico.
A questa impresa parteciparono due italiani, uno dei quali, Pietro Troccoli, era di Marina di Camerota. Proseguiamo il cammino alla volta della baia degli Infreschi.
Durante il percorso Mara, attenta osservatrice del mondo vegetale, ci mostra un fungo particolare, l’Astra eushygrometricus (stella igrometrica).
Continuando lungo il sentiero si aprono scorci sulla grotta Azzurra e la grotta della Fortuna: il nome della prima è legato alla luce particolare dell’acqua intorno a mezzogiorno, quello della seconda alla possibilità di aumentare il pescato ributtando le reti in mare e non meno importante essere arrivati sani e salvi sino lì.
Il sentiero prosegue attraverso una lussureggiante macchia mediterranea e da uno sterrato fiancheggiato da ulivi. Arriviamo alla spiaggia del Pozzallo che deriva il suo nome da pozzo. E’una zona in cui è presente acqua dolce che proviene da una falda carsica del monte Bulgheria e corre sino alla baia de gli Infreschi e della quale già era a conoscenza il popolo greco.
Consumiamo il nostro pranzo con gli occhi ai candidi sassi e alle azzurre acque. Prima di riprendere il cammino Mario ci indica alcune piante tipiche: la salicornia, il finocchio marino e una primula sulla roccia, la primula Palinuri simbolo del Parco nazionale del Cilento, Vallo Diano e Alburni.
Risaliamo il sentiero e giungiamo ad una vecchia “piazza” già utilizzata dai Romani per stazionamento merci e acqua. Qui in un passato più recente veniva lavorato il “maracuoccio”, un legume simile al pisello e ritenuto antenato delle cicerchie. Le piante producono un baccello e sono simili alle piante dei ceci.
Arriviamo a cala Bianca, spiaggia protetta raggiungibile solo attraverso il sentiero, ammirando lungo il percorso uno splendido panorama di insenature, spiaggette, sorgenti di acqua sottomarine e grotte di origine carsica. Eccoci infine alla baia degli Infreschi, dove l’acqua dolce entrando in mare crea particolari increspature sulla sua superficie.
La baia degli Infreschi, porto naturale, un tempo veniva utilizzata dai pescatori per la mattanza dei tonni che poi venivano lavorati e mantenuti freschi nelle grotte in cui arriva acqua dolce molto fredda.
Prima di scendere alla cala degli Infreschi troviamo la chiesa di San Lazzaro nei cui pressi un tempo si faceva il baratto tra i prodotti del mare e quelli della terra .
Alla baia ci attende l’imbarcazione di Felix che ci riporta a Marina di Camerota. Lungo il viaggio possiamo ammirare le innumerevoli grotte, tra cui la grotta Azzurra, e le insenature di cui è ricca la costa.
Prima di rientrare al villaggio camping Dell’Isola facciamo una sosta al negozio della signora Maria che ha preparato uno spuntino col tonno da lei conservato.
Anche oggi il Parco nazionale del Cilento ci ha mostrato la sua ricchezza di panorami e vegetazione.
Anna Miniotti.