15-16 luglio 2023
Uja di Ciamarella
Partiamo sabato mattina alle 9:30 da Pian della Mussa (1871) con l’obbiettivo di arrivare al rifugio Gastaldi (2659) entro le 12 dato che sono previsti temporali nel primo pomeriggio. Al parcheggio c’è il sole, ma in quota si vede già qualche nuvola. Siamo in 14 e raggiungiamo tutti il rifugio, avvolto dalla nebbia, per l’ora di pranzo, dove ci attende un buon piatto caldo.
Domenica mattina colazione alle 6 e partenza alle 6:40. Il cielo è terso, la notte ha scacciato le nebbie e finalmente vediamo l’Uja di Bessanese e le sue pareti maestose. In 12 partiamo per l’Uja di Ciamarella, 2 socie invece fanno il Giro dei Laghetti Glaciali. Dal rifugio tramite un tratto di sentiero in discesa, in mezz’ora raggiungiamo un bivio strategico: ripasseremo da lì per la discesa, senza risalire al rifugio e quindi ne approfittiamo per alleggerire gli zaini.
Risaliamo la pietraia e dopo due ore di cammino siamo finalmente ai piedi di ciò che resta del ghiacciaio.
Intanto il tempo cambia, come da previsioni e inizia lentamente a salire la nebbia.
Decidiamo comunque di proseguire, la lievi raffiche di vento tengono lontane le nuvole dalla nostra meta.
Calziamo i ramponi, superiamo il breve tratto di ghiaccio e in 20 minuti siamo nuovamente su sentiero. Ancora un paio d’ore su sfasciumi e sentiero irto e raggiungiamo tutti la cima, quota 3676. Da lassù le nebbie ci coprono la visuale verso est, ma il resto del panorama ci mostra l’ambiente severo: Albaron di Savoia, Charbonnel, Piccola ciamarella e Torre d’Ovarda sono solo alcune delle punte che ci circondano.
In vetta c’è commozione di chi è alle prime armi con l’alpinismo e grande soddisfazione di chi invece è più esperto.
Il meteo però minaccia di cambiare velocemente e dopo le foto di rito iniziamo subito la lunga discesa, 1870 metri di dislivello negativi, unica pausa per sgranocchiare qualcosa e per recuperare gli oggetti abbandonati al mattino.
Concludiamo la gita al pian della Mussa dove ci ricongiungiamo e festeggiamo con un terzo tempo al rifugio Città di Ciriè.
Stefano Marras